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2 ago 2014

Stresa: Il parroco di Carciano ha lasciato il carcere. È ai domiciliari in una casa protetta in Umbria

Don Stefano Cavalletti, il parroco di Carciano arrestato venerdì 11 luglio a Milano con l’accusa di detenzione e cessione di stupefacenti, è da ieri agli arresti domiciliari. Il Tribunale del Riesame di Milano, dopo essersi riservato giovedì la decisione, ha accolto ieri il ricorso presentato dell’ avvocato del sacerdote Monica Rossi. Don Stefano ha così lasciato il carcere di San Vittore, per raggiungere il luogo prescelto per gli arresti domiciliari, Villa Sacro Cuore, una struttura protetta per

religiosi in difficoltà a Città di Castello, in provincia di Perugia.

Si tratta di un ex convento, che per alcuni anni era stato adibito a struttura ricettiva e che dal 2011 è stato destinato a struttura di accoglienza per i religiosi in difficoltà. Era stato lo stesso vescovo Franco Giulio Brambilla, in occasione della sua visita a Carciano la domenica dopo l’arresto, ad annunciare ai fedeli che si era attivato con i suoi collaboratori «per trovare un luogo protetto perché don Stefano possa curare le sue ferite, ricostruire la sua umanità, dopo che sarà chiarita la sua posizione con la giustizia. La regola sapiente della Chiesa prevede che in questo tempo la guida della comunità sia affidata a un altro sacerdote».

«Sono soddisfatta della decisione del Riesame – dice l’avvocato Rossi – avevamo evidenziato come non sussistessero le esigenze della custodia cautelare in carcere».
L’avvocato ha appreso dallo stesso don Stefano la notizia della scarcerazione: «mi ha telefonato – racconta – in lacrime e con la voce rotta dall’emozione. Ora attendo di leggere l’ordinanza del Tribunale del Riesame».

Il sacerdote, 45 anni, da più di dieci parroco di Carciano, ha trascorso in cella tre settimane: era stato arrestato in un appartamento a Milano, dove la polizia era intervenuta a seguito della segnalazione di un vicino, che aveva sentito forti urla provenire dall’interno.
Al momento dell’irruzione nell’appartamento, disseminato di abiti femminile, la polizia aveva sorpreso don Stefano con altri due uomini. Il sacerdote aveva tentato di disfarsi della cocaina e del passaporto, buttandolo nel gabinetto. Era stata comunque sequestrato un etto di droga e denaro in contante.
(Di L.G. su La Stampa)

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