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5 ago 2014

Stresa: Al Festival di Locarno "La Sapienza", il film girato a Stresa

Sarà proiettato al Festival del Film di Locarno in prima mondiale venerdì 8 agosto alle 14 al FEVI il film "La Sapienza" del regista francese Eugène Green, in parte girato a Stresa. Sul lungolago Adolfo Pini prospiciente le Ville Palazzola e Castelli tra il 17 e il 20 settembre 2013 con protagonisti Fabrizio Rongione, Christelle Prot Landman, Ludovico Succio, Arianna Nastro. Il film, in competizione al

Concorso Internazionale, è stato sostenuto dalla Film Commission Torino Piemonte in collaborazione con il Distretto Turistico dei Laghi che aveva fornito l'assistenza sul posto, anche mettendo a disposizione la sede di Stresa in Corso Italia per effettuare il casting delle comparse e dei ruoli minori a cura di Luana Velliscig. A Stresa si svolge più di metà del film che è stato girato anche a Torino, Roma e Bissone.

Il film uscirà nelle sale in Italia e in Francia tra la fine del 2014 e il 2015 e sarà presentato in diversi altri festival del mondo. E' prodotto dalla casa di produzione francese MACT Productions e dalla torinese La Sarraz Pictures ed è realizzato con il contributo del MiBAC - Direzione Generale per il Cinema come film d’interesse culturale, con la partecipazione del Centre National du Cinéma et de l’Image Animée in collaborazione con Rai Cinema e con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e Roma Lazio Film Commission.

Il film: La Sapienza racconta del viaggio dell’architetto parigino Alexandre. All'apice di una affermata carriera, Alexandre decide di partire alla volta dell'Italia per riprendere un lavoro sul Borromini interrotto anni prima. Ad accompagnarlo, la moglie Alienor che sente sfuggire pian piano il rapporto con il marito e la passione di un tempo. Arrivati a Stresa conoscono accidentalmente Goffredo e Lavinia, una giovane coppia di fratelli del posto: il primo prossimo agli studi di architettura, la seconda afflitta da una malattia di origine nervosa. 

Complice un istinto materno celato tempo addietro, Alienor sente la necessità di restare a Stresa con Lavinia per aiutarla a sconfiggere il suo problema, suggerendo al marito di continuare il suo cammino accompagnato da Goffredo. Questa separazione sarà per tutti l'inizio di un percorso intimo prima che reale. Alexandre, con il giovane amico, verso Torino e Roma, ispirato dalle meraviglie del nostro paese e guidato dall'entusiasmo di Goffredo, potrà riscoprire la gioia per la vita e l'originaria passione per il suo lavoro mentre Alienor avrà modo di riflettere sui suoi veri desideri rinfrancata da un marito ritrovato. 

Il film narra della storia d’amore che si sviluppa in parallelo tra architettura, ispirazione artistica e naturalmente i sentimenti. Il titolo del film infatti richiama uno dei progetti più straordinari realizzati dal Borromini: la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza a Roma.

Così Eugène Green racconta il film “ll progetto di questo film nasce da una doppia ispirazione. Da un lato, il desiderio vecchio di trent'anni, di evocare con i mezzi del cinema l'opera e la vita dell'architetto barocco Francesco Borromini. Dall’altro, un interesse per l'architettura e l'urbanesimo contemporanei, àmbiti dai quali potrebbero nascere alcuni rimedi a certi mali della nostra civiltà, ma che spesso, nella pratica corrente, non fanno che esacerbarli. 

La prima ispirazione suggerirebbe una biografia, e sia l'una che l'altra si presterebbero bene ad un trattamento di tipo documentario. Non credo però alla possibilità di ricostituire cinematograficamente una vita, né alcun altro elemento di un passato lontano, e pur rispettando il documentario come forma d'espressione, sono sempre stato animato da una convinzione istintiva – e marginale, nell'Europa odierna, tanto quanto ogni altra forma di credenza – secondo la quale la verità più grande risiede nella finzione. 

È dunque da un'azione scaturita dal mio immaginario, svolgendosi al giorno d'oggi, che cerco di approcciare queste due tematiche. In questa vicenda riguardante due coppie, un uomo e una donna, un fratello e una sorella, viene fatta luce sulle relazioni umane, poi approfondite con l’espediente della separazione, un concetto mutuato da una lunga tradizione occidentale della conoscenza tramite il nulla, e della presenza tramite l'assenza. 

In un modo o nell’altro, i personaggi di questa sceneggiatura sono confrontati alla sfida di dover far entrare in maniera armonica il passato nel presente, e ognuno di loro riceve un chiarimento sulla natura dell'amore. Al cuore della storia si trova anche il problema della trasmissione della tradizione, eterna preoccupazione dell’uomo, che si rivela però particolarmente grave nel contesto della civiltà europea contemporanea. Per quasi un quarto di secolo ho provato a fare teatro con una compagnia a cui ho dato il nome di Teatro della Sapienza. 

Era un omaggio a Borromini, il cui capolavoro è la chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza, ma mi piaceva anche quest'antica parola, che abbiamo dimenticato e che significa pressappoco « il sapere che è la saggezza ». Viviamo in una società teoricamente molto ricca di saperi diversi, che si comprano, si vendono e si quotano in borsa, ma non si tratta della sapienza. 

Un critico ha scritto che il mio cinema era « tanto mistico quanto divertente ». La sostanza dei miei film è sempre grave, ma cerco di trattarla con una certa leggerezza. Ciò non toglie niente alla gravità, ma può conferirle una certa grazia, parola che in francese significa al contempo bellezza visibile e il più impenetrabile dei misteri.
(Da VerbanoNews.it; foto VerbanoNews)

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