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18 lug 2014

Stresa: Prete in cella, Stresa si divide. Domenica il vescovo a Carciano per incontrare i parrocchiani

Un paese scosso, turbato, che però non rinnega don Stefano Cavalletti, il parroco di Carciano in cella per spaccio di cocaina. E’ stato sorpreso con altri due uomini a un festino in una casa di Milano mentre tentava di gettare droga e documenti nel gabinetto.

Don Stefano sfuggiva al modello del parroco tradizionale. Anche per questo era passato indenne in paese alla condanna a 5 mesi e 10 giorni per truffa ai danni di un’anziana. Certo, i lati oscuri nel corso di questi anno non

sono emersi soltanto dalle carte dell’inchiesta. In quel caso emersi acquisti online di parrucche e oggetti in lattice che don Stefano giustificò come fatti per conto di altre persone. Ma c’erano anche bugie arrivate alle orecchie di tutti: diceva di essere un docente alla Cattolica, forte della sua laurea in psicologia con una tesi in sull’omosessualità.

Per qualche anno, tramite una zia, si era invece lanciato addirittura nella gestione di un bar a Baveno assieme a Riccardo Moia, un’avventura però finita male e che lasciò molta acredine tra i due ex soci.
«L’ho conosciuto molto bene - racconta l’ex socio Riccardo Moia - ho avuto modo di conoscere il male che ha fatto a me e ad altri, ma nonostante ciò credo non si possa che pregare per la sua anima». Eppure in paese c’è chi lo difende: «E’ sempre stato un parroco diverso dai sacerdoti tradizionali, forse un po’ sopra le righe - dice Matteo Diverio, consigliere comunale e in passato presidente della Pro Carciano - con lui abbiamo fatto tante cose, dal centro estivo alle feste campestri alle gite. Mi dispiace molto per quello che è successo, che è un fatto sicuramente grave, adesso però è troppo facile sparargli addosso, bisognerà recuperarlo come uomo fuori dal sacerdozio». «Don Stefano è una persona normalissima, disponibile, un parroco come dovrebbe essere - dice Nerella Pagliari - magari è stato incastrato».

Tra gli increduli anche alcuni dei ragazzi, cresciuti all’oratorio e al catechismo con il sacerdote: «Mio figlio mi ha detto in lacrime “non ci credo”, dopo aver letto la notizia su Internet - racconta una mamma visibilmente commossa - a noi adulti spiace non aver capito che lui, che aveva aiutato tutti noi nei momenti difficili, aveva a sua volta bisogno di aiuto. Non abbiamo colto le sue difficoltà, forse lui non ha avuto il coraggio di chiedere aiuto, e ha trovato le persone sbagliate». «Forse è stato lasciato troppo solo anche dalla Curia» aggiunge un’altra mamma.

A Carciano non mancano le critiche: «Non avevo feeling con don Stefano - racconta un parrocchiano - non mi piaceva». Più severa Leonor Chavez, madre di una bambina di dieci mesi e da diciotto anni a Carciano: «Tutti quelli che dicono di non aver saputo nulla non dicono il vero. Tutti sapevano che frequentava anche luoghi in cui non ti aspetti di trovare un prete». E il vescovo, si chiedono gli abitanti di Carciano, era all’oscuro di tutto? Perché lo ha lasciato dopo la storia della truffa? Monsignor Brambilla ieri ha pregato e scritto. E ha deciso che domenica mattina andrà lui stesso ad incontrare la comunità di Carciano.
Intanto le celebrazioni sono state affidate al vicario per il Verbano don Roberto Salsa.
(Di Luca Gemelli su La Stampa; foto;La Stampa)

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