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19 gen 2011

Stresa e Baveno verso la tassa di soggiorno. Di Milia:"Basterebbe un euro"

Scomparsa ormai da oltre vent’anni dai conti dei clienti degli alberghi, si prepara il ritorno della tassa di soggiorno. Ad aprire la strada è stata Roma, dove dallo scorso 1 gennaio l’imposta che ogni turista deve pagare per ogni notte di pernottamento in alberghi o strutture ricettive è stata reintrodotta per coprire il deficit di bilancio della capitale. Potrebbero seguire presto, però, tutte le altre
località turistiche.
Il via libera a quello che gli operatori dell’ospitalità, a torto o a ragione, hanno sempre considerato un vero e proprio balzello potrebbe arrivare con il via libera al federalismo fiscale in discussione in parlamento in questi giorni. Nella capitale gli importi da versare sono 3 euro a notte per gli hotel a 4 e 5 stelle, 2 per quelli a tre stelle e 1 per i campeggi. Le ipotesi di lavoro fino ad ora circolate per le altre località suggeriscono cifre più ridotte, 1 euro per gli alberghi e meno ancora per i campeggi. Importi comunque significativi anche per i comuni turistici del Verbano Cusio Ossola: Stresa andrebbe ad incassare oltre 400 mila euro l’anno, un po’ meno a Verbania e Baveno, dove una importante componente dei flussi è rappresentata dai campeggi.

Favorevole all’ipotesi tassa di soggiorno il sindaco di Stresa Canio Di Milia: «Sarebbero risorse importantissime per le casse del comune, un importo di 1 euro a notte non danneggerebbe la competitività degli alberghi ma dall’altro lato fornirebbe le risorse per finanziare eventi e iniziative per i turisti, senza andare ad incidere sulle tasse dei cittadini. La tassa esiste in Francia e in tante altre nazioni».

Quattro chilometri più in là, a Baveno,toni analoghi: «Nei paesi turisticamente più avanzati la tassa di soggiorno esiste – dice il sindaco Massimo Zoppi – certo ci vuole una linea condivisa anche con gli operatori sia per l’eventuale destinazione delle risorse che per l’eventuale tempistica nell’introduzione». «Tasse come quella di soggiorno devono essere annunciate con larghissimo anticipo, così da permettere agli operatori di tenerne conto nella predisposizione dei prezzi e nella stipula dei contratti».
(Di L.G. su La Stampa)

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