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13 gen 2011

Mottarone: Per l’Alpe Corti sono in arrivo aiuti regionali

Un piano per lo sviluppo del Mottarone come località sciistica: è questa la richiesta che gli operatori della zona ieri hanno messo sul tavolo a Stresa all’incontro in municipio con il sindaco Canio Di Milia, l’assessore regionale al Turismo Alberto Cirio e il presidente della Provincia Massimo Nobili, accompagnato dagli assessori Dal Sasso e Blardone. Tra le questioni più urgenti da affrontare ci sono la scadenza della «vita tecnica» della sciovia dell’Alpe Corti, tra le più importanti della località, e la
questione dei terreni di proprietà della famiglia Borromeo su cui sorgono le piste, che i gestori degli impianti vorrebbero assoggettati a servitù come previsto dalla legge regionale sulle piste da sci.
«Per l’Alpe Corti bisognerà sicuramente chiedere una proroga - garantisce Cirio - e quindi valutare la sostituzione dell’impianto con un nuovo skilift o una seggiovia, cercando di reperire le risorse». E aggiunge: «Abbiamo anche ragionato sulla necessità di mettere a sistema le tre realtà: al Mottarone abbiamo la funivia di proprietà regionale con la Provincia che ne cura l’affidamento, la seggiovia di proprietà comunale affidata a un privato e gli impianti di risalita di proprietà e gestiti da un privato».

L’assessore Cirio ha confermato l’impegno della Regione per il rinnovo della funivia, oltre alla disponibilità a finanziare i Comuni di Stresa e Omegna per gli atti necessari agli adeguamenti degli strumenti urbanistici. «Regione e Provincia si sono dimostrate molto disponibili - dice Stefano Sappa, titolare della società di gestione degli impianti di risalita -, adesso tocca ai Comuni mettersi in moto. Il Mottarone, e non parlo solo degli impianti di risalita, deve essere messo nella condizione di competere in un mercato che negli ultimi dieci anni è stato stravolto dalle opere di accompagnamento olimpiche, che hanno permesso ad alcune località di fare un salto in avanti». E aggiunge: «Abbiamo bisogno di una pianificazione a medio termine, non possiamo più solo pensare a tappare i buchi. Bisogna pensare a impianti, parcheggi e a tutte le attività collaterali».
(Di L.G. su La Stampa)

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