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26 giu 2012

Stresa. Assolto ristoratore dall'accusa di frode. Il fatto non sussiste

E’ stata assolta perché il fatto non sussiste la legale rappresentante del ristorante pizzeria Lago Maggiore di Stresa. I fatti si riferiscono al malessere subito da una donna poche ore dopo aver cenato in quel locale con un collega, cosa che la portò a sporgere denuncia ai Nas i quali in un controllo successivo di qualche settimana rinvennero della carne scaduta o non congelata correttamente. La donna, chiamata come teste, riferì di aver contratto un batterio tipico della carne. Questo quanto sostenuto dall’accusa, mentre la

difesa, rappresentata dall’avvocato Fabrizia Foglia del foro di Milano ha sostenuto che non vi fosse correlazione tra quella cena dell’aprile 2011 e il malessere da lei subito accusato.

Nell’occasione la donna consumò un filetto, inizialmente le venne detto che non c’era ma poi, le riferirono il contrario così le fu preparato insieme ad altre pietanze. A posteriori la titolare del locale ha spiegato che la convenzione per il ticket pasto constava in 20 euro e il solo filetto ne sarebbe costato 16, i proprietari del locale però, fecero un’eccezione. 

Secondo poi la difesa, che ha presentato un testo sulle malattie infettive dell’università di Pavia, il batterio avrebbe un periodo di incubazione più lungo di quello descritto dalla teste (che si è consultata con diversi medici) e inoltre sarebbe riconducibile a pollame e latte, quest’ultimo è stato riferito dalla donna essere consumato in grande quantità. 

“Siamo soddisfatti per l’assoluzione già in primo grado – ha detto la legale rappresentante del ristorante – da tutti e 3 i capi di imputazione (tentativo di frode per aver tentato di somministrare merce con data scaduta o carne acquistata fresca e somministrata congelata; per aver cagionato lesioni personali; perchè deteneva al fine di vendere sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione). 

Abbiamo fatto bene a confidare nel tribunale – ha continuato la ristoratrice – che ha saputo essere super partes. Comunque alla lettura della sentenza deciderò il da farsi, noi abbiamo avuto calpestata la reputazione, ci ha fatto particolarmente male tutta la vicenda, anche i nostri figli hanno dovuto giustificarsi con gli amici. 

Per fortuna ci sono stati clienti che mi hanno sostenuto e che sono venuti spontaneamente a testimoniare, se veramente la cosa fosse stata riscontrata, chi è venuto a mangiare nello stesso periodo avrebbe avuto dei problemi, che però non ha avuto”. Il pubblico ministero aveva chiesto 7 mesi di reclusione.
( Da VcoAzzurraTv)

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