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12 mar 2015

Stresa: Parodie di celebri canzoni e ironia. Ecco il musical dei “Promessi sposi”

Una monaca di Monza sensuale, celebri canzoni rivisitate - e cantate rigorosamente dal vivo - e risate. Una veste nuova per «I Promessi sposi» di Alessandro Manzoni, che abbandonano l’ambientazione originaria del ‘600 per sbarcare nel moderno e presentarsi sotto forma di musical. La trama non è cambiata, ma l’interpretazione lascia da parte la versione classica in direzione di una più ironica.  L’appuntamento è questa sera alle 21 al palazzo dei congressi di Stresa. Lo spettacolo è

l’ultimo della stagione teatrale organizzata da Gennaro D’Avanzo; sostituisce «Sta sera ci divertiamo» con Gino Rivieccio e prevede biglietti promozionali a 10 euro per under 25 e over 65; per gli altri spettatori poltronissime a 25 euro, poltrone a 20 e balconata a 15 (info e prevendite allo 0324.31598).
Suoni dal vivo animeranno il palco 14 artisti della Sold out di Milano e due musicisti che accompagneranno parte delle scene suonando dal vivo. Ad attori, cantanti e ballerini è dato il compito di far rivivere scene e frasi più salienti del celebre romanzo italiano, del quale vengono messi in risalto soprattutto i personaggi attraverso canzoni originali o rivedute. I bravi sono due siciliani che giocano sulle parole e fanno ridere, mentre la Monaca di Monza veste un abito dallo spacco profondo e canta «sono una donna non sono una santa».  Poi c’è il frate che deve sposare Renzo e Lucia ma viene interrotto da un’intrusione della Rai, che va in mezzo alla gente per chiedere come mai don Rodrigo si opponga al matrimonio e simula quanto avviene spesso in tv.  
Insomma ironia, elementi di modernità e risate per la versione musical dei «Promessi sposi» firmata da Maurizio Colombi, già apprezzato in “Caveman” dove scherzava sui rapporti di coppia. 
«Lo spettacolo è divertente - dice il direttore artistico della stagione di Stresa, Gennaro D’Avanzo -  e coincide col desiderio di concludere al meglio una rassegna “travagliata” segnata da qualche cambio di programma in cartellone».
(Di Beatrice Archesso su La Stampa)

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