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23 dic 2013

Vco: Arriva l’autonomia nel nome della montagna

Il riordino delle Province votato sabato sera dalla Camera (ma c’è ancora lo scoglio del Senato) è un regalo al Verbano Cusio Ossola. Le amministrazioni provinciali non saranno più elette dal popolo e vivranno un periodo - per ora non definito - di commissariamento, ma il Vco, come Sondrio e Belluno, godrà di una sua forma di autonomia in nome della «specificità montana».

La differenza è sostanziale. Mentre le altre Province (tutte elette dai Consigli comunali con il presidente scelto tra i sindaci) saranno sostanzialmente svuotate, con poche competenze delegate dalle

Regioni, quelle autonome avranno addirittura più operatività di prima.

«E’ un traguardo storico» dice soddisfatto l’unico parlamentare del Vco, il deputato del Pd Enrico Borghi. «Un passaggio fondamentale è quello sulle competenze - aggiunge -: non saranno delegate, ma trasferite. Il Vco non gestirà servizi per conto della Regione, li organizzerà in piena autonomia, anche economica». Il discorso più «interessante» è quello del demanio idrico, una partita che solo per il Vco vale alcuni milioni di euro in diritti che Enel paga per lo sfruttamento delle acque attraverso le centrali elettriche. Si tratta di soldi che la Regione incassava e redistribuiva: con la riforma il Vco tratterà direttamente con i produttori energetici. Ma non c’è solo l’acqua: l’autonomia riguarda anche forestazione, trasporti, impianti a fune, difesa del suolo.

Un altro capitolo è la gestione dei servizi: la Provincia potrà farlo in forma associata per conto dei Comuni sostituendo l’attuale e costosa frammentazione di Ciss (i consorzi dei servizi sociali), Ato (l’autorità delle acque potabili) e Coub (rifiuti). La terza questione, specifica per il Vco, riguarda la possibilità di stipulare direttamente accordi con i cantoni svizzeri Vallese e Ticino per temi internazionali come le strade di collegamento. Resta in sospeso la questione delle tasse che i frontalieri pagano in Svizzera e che il governo di Berna in parte trasferisce all’Italia. Al momento questi soldi vanno a Roma, che poi li assegna in quote ai comuni di confine «ma a fine gennaio - conferma Borghi - Letta incontrerà il governo svizzero per una revisione del trattato».

Quella appena conclusa viene definita una settimana storica per la montagna perché la Ue ha dato il via alla «strategia europea per le Alpi». Ma di cosa si tratti in concreto non si saprà prima di giugno 2015.
(Di Ivan Fossati su La Stampa)

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