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29 apr 2013

Stresa: Il parroco chiede aiuto al Tar contro il municipio

Sarà il Tribunale amministrativo del Piemonte a dirimere la vertenza tra Chiesa e Comune di Stresa. La parrocchia dei Santi Ambrogio e Theodulo, retta da Don Gianluca Villa, ha presentato ricorso al Tar per chiedere l’annullamento delle delibere di Consiglio comunale e giunta che hanno avviato il procedimento per il riconoscimento del vincolo di «uso civico» su una ampia porzione di terreni sulle vetta del Mottarone. L’amministrazione di Stresa nell’agosto 2012 ha deliberato di accertare su 500 mila metri quadrati di

terreni l’esistenza o meno degli usi civici, un vincolo le cui origini risalgono al periodo alto Medievale come diritto feudale concesso alle popolazioni per garantire un’economia di sussistenza basata sulla legna, sul pascolo e sulla raccolta dei frutti del bosco.

Tra i terreni al centro dell’accertamento anche alcune proprietà della parrocchia di Stresa sulla vetta del Mottarone, tra le quali parte del percorso della pista sciistica dell’Alpe Corti e l’area limitrofa della Colonia Pizzini.

I terreni oggetto del contendere, assieme ad altre aree sulla vetta tra cui quella dell’ex albergo Guglielmina, furono ceduti nel 1882 dal comune di Chignolo Verbano, poi inglobato nel 1927 da Stresa, a Don Filippo Rossi, allora parroco di Levo, frazione di Chignolo Verbano, per la somma di 3000 lire. Somma pagata, recita l’atto, «in buoni biglietti di banca nazionale». I terreni diventarono poi di proprietà della Parrocchia di Stresa, dopo altri passaggi, a seguito di una donazione.

L’atto di vendita, mancante della prevista autorizzazione del re, per la legge degli usi civici sarebbe di fatto nullo dando luogo alla procedura per il riconoscimento del vincolo, con l’eventualità o del riscatto delle aree con il pagamento all’ente stresiano di una somma di denaro o del ritorno della proprietà al patrimonio comunale. Un analogo procedimento portò nel 1990 all’acquisizione al patrimonio comunale di Stresa dell’Alpe Vidabbia, nei pressi dell’Alpino, ceduta anch’essa senza autorizzazione regia dal Comune di Chignolo Verbano.

«La procedura di accertamento, che riguarda non solo la parrocchia ma molti altri soggetti, è un atto dovuto per il comune - spiega il sindaco di Stresa Canio Di Milia -: siamo dispiaciuti della decisione della parrocchia di ricorrere al Tar, con i relativi costi, senza aver prima avviato un confronto con l’ amministrazione, così come hanno fatto invece altri proprietari, che hanno scelto la strada della conciliazione stragiudiziale». Don Gianluca Villa preferisce non commentare.
(Di Luca Gemelli su La Stampa)

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