Ricevi le News come preferisci

Calendario Eventi su

Cerca nel blog

Contatti

Contatti
8 set 2012

Stresa: I padri rosminiani raccontano il fascino di casa Bolongaro. Residenza estiva di Elisabetta di Sassonia, la villa è un gioiello architettonico

Un intreccio indissolubile tra storia, cultura e spiritualità: è la Villa Ducale, in origine chiamata Casa Bolongaro, oggi sede del Centro internazionale di studi rosminiani sul lungolago di Stresa. Costruita nella seconda metà del ‘700 da Giacomo Filippo Bolongaro, un emigrante partito giovanissimo e povero da Stresa per poi tornare anziano e ricco dopo aver avuto successo in Germania e Olanda, la villa nei decenni successivi è diventata il simbolo di Stresa. Prima centro della

vita culturale con la permanenza di Antonio Rosmini, poi nella seconda metà dell’Ottocento residenza della duchessa Elisabetta di Sassonia, madre della prima regina d’Italia, Margherita.

A testimoniare l’importanza della Villa Ducale sono i riferimenti toponomastici dedicati agli ospiti e ai proprietari della casa: via Giacomo Filippo Bolongaro, via Annamaria Bolongaro, via Antonio Rosmini, via Principessa Margherita e ancora via Principe Tomaso, senza dimenticare via Duchessa di Genova.

«Quest’anno ricorrono i 100 anni dalla morte della duchessa di Genova» racconta Gianni Picenardi. Il padre rosminiano ha realizzato un volumetto storico in ricordo proprio di Elisabetta di Sassonia: «Un evento che, stando alle cronache dell’epoca, coinvolse tutta la città che prese parte ai funerali prima della partenza per la basilica di Superga».

La duchessa di Genova aveva cominciato a frequentare Stresa a partire dal 1857, due anni dopo la scomparsa del marito, il duca Ferdinando di Genova, e amava trascorrere ogni anno il periodo di villeggiatura proprio nella ex Casa Bolongaro, ampliata con la creazione di un piano mansardato per la servitù subito dopo il suo acquisto.

Era una residenza lussuosa, immersa in un parco conservato nel corso degli anni: a cento anni di distanza si notano ancora le tracce del passato regale della dimora, oggi affidata alle attente cure dei padri rosminiani.

Impossibile non citare il pozzo, che serviva ad alimentare un innovativo ascensore ad acqua o le decorazioni degli infissi, tutt’ora visibili sopra le porte di quello che era il grande salone di ricevimento, che oggi ospita la sala delle riviste della Biblioteca rosminiana.

Lungo i quasi cinquant’anni in cui Elisabetta di Sassonia trascorse le proprie vacanze estive a Stresa ci furono importanti interventi, anche nel parco che circonda tutt’ora la villa: risale a quegli anni la piantumazione nel giardino antistante di due esemplari di cedro Deodara e di cedro del Libano, quest’ultimo abbattuto solo 3 anni fa per una malattia.

Cento anni dopo la Villa Ducale, che per un breve periodo durante la Seconda guerra mondiale ospitò il comando tedesco, mantiene ben visibili al suo interno anche alcuni degli affreschi originali: al primo piano è ospitata una ricchissima biblioteca di 120 mila volumi, tra i quali alcuni esemplari unici, quali una Bibbia del 1645 in dieci volumi in ebraico, caldaico e con alcune pagine tradotte in arabo.

Nelle sale della villa, all’interno del museo rosminiano, sono custoditi anche i ricordi di Antonio Rosmini, il religioso che vi soggiornò tra il 1850 e il 1855 incontrando e dialogando con personaggi come Alessandro Manzoni, Ruggero Bonghi , Niccolò Tommaseo e San Giovanni Bosco.

L’occhio del visitatore curioso è attratto dalla veste da cardinale del Beato Rosmini. Nel 1848 Pio IX annunciò a Rosmini l’intenzione di conferirgli la porpora cardinalizia, il religioso fece preparare la veste ma la storia racconta come la nomina non arrivò mai.
(Di Luca Gemelli su La Stampa)

0 Commenti:

Posta un commento

Il commento verrà pubblicato non appena sarà stato approvato dal moderatore. Grazie