Dai locali del Vco alla vetrina mondiale di iTunes, il programma di Apple per la distribuzione musicale reso popolare da Ipod e Iphones. E’ la storia dei DoubleSides, giovane gruppo musicale di Stresa e Verbania, che ha lanciato nei giorni scorsi «Never out»(qui un promo su YouTube), il primo cd, commercializzato oltre che sul tradizionale compact disc anche sul sito di Apple. «E’ stata una piacevolissima sorpresa riuscire ad arrivare su iTunes - dice Davide Varalli, chitarrista e

voce del gruppo - abbiamo avuto già riscontri da tanti Paesi, dagli Usa al Sudamerica, dalla Spagna e dalla Gran Bretagna». I DoubleSides con Never Out hanno coronato il sogno di lanciare un cd: la musica, dicono i componenti del gruppo, appartiene al genere brit pop con influenze Indie.

Le dodici tracce musicali, rigorosamente scritte dalla band e cantate in inglese, giungono al termine di un percorso iniziato nel 2009, quando il pianista Matteo Bellosta e il chitarrista Davide Varalli crearono il primo nucleo del gruppo. A questo si sono uniti nel 2011 il batterista Alex Carletto e l’altro chitarrista Adriano Moschitta. «Il titolo dell’album è in onore del primo vinile doppio lato dei Beatles - aggiunge Varalli - per l’incisione si sono aggiunti a noi Samuele Tadini al basso e Danilo Nobili alla batteria». 

I DoubleSides all’attività di registrazione affiancano anche quella dei concerti live: il prossimo appuntamento, venerdì, è allo spazio giovani dell’Ipercoop a Gravellona Toce. Tutti studenti universitari, impegnati in corsi diversi (Psicologia per Varalli, Design del prodotto per Matteo Bellosta, Farmacia per Moschitta e Informatica della musica per Carletto), i quattro componenti del gruppo hanno in comune la frequentazione del Liceo Cavalieri a Verbania e una passione per la musica che portano avanti fin da bambini.

«Per il futuro stiamo cercando un’etichetta discografica per migliorare la distribuzione dei nostri cd e intanto stiamo già lavorando a un secondo album, i cui brani entreranno a far parte del nostro repertorio per i live» conclude Varalli.

(Di Luca Gemelli su La Stampa)