2 gen 2012
Stresa: Dall' Expo 2015 di Milano l'onda giusta per l'idrovia?
Se ne parla almeno dal 1998, e se ne parlerà ancora. Un progetto di grande respiro che coinvolge due nazioni (Italia e Svizzera), 4 regioni italiane (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto), 12 province e 171 comuni del Nord Italia. L'opera ha un unico precedente europeo, ovvero l'Union Canal che unisce le città scozzesi di Glasgow e Edimburgo. Quella tra Locarno e Venezia è una via d'acqua di 550 chilometri che si dovrebbe ripristinare: esiste in parte dal 1200 e fu fondamentale per il
Tra il dire e il fare, però, mancano ancora cospicui finanziamenti e, soprattutto, tempo.
Qualcosa comunque si muove: lo scorso 30 novembre il Comune di Arona ha infatti ricevuto il via libera dall'Unione europea per il finanziamento (405'000 euro) della costruzione del porto di interscambio che sorgerà nella cittadina lacustre piemontese, e permetterà a chi proviene da Locarno di cambiare imbarcazione e di proseguire fino a Somma Lombardo.
Opportunità turistica
Secondo uno studio di fattibilità realizzato nel 2003 dall'Istituto di management Turistico di Bellinzona, l'idrovia si inserisce in una regione già ad alta densità turistica che genera un indotto economico diretto annuo di 2,6 miliardi di euro e che potrebbe apportare da sola 7'000 passeggeri per stagione con un ritorno economico – secondo lo scenario più prudenziale – di oltre 600'000 euro.
In questo contesto si deve tenere conto dell'importante ruolo di Expo 2015, manifestazione espositiva che vede anche la Svizzera in prima fila: l'obiettivo è infatti quello di aprire alla navigazione almeno il primo tratto, quello da Locarno a Milano.
Dall'aereo al battello
Oggigiorno sono perfettamente navigabili i 53 chilometri che separano Locarno da Arona e il tratto del Lago Maggiore che va fino al Ticino. Per arrivare a Somma Lombardo (quindi alla Malpensa), bisogna tuttavia aspettare la conclusione dei lavori della diga della Maddalena e della diga del Panperduto, nodo strategico del sistema lombardo.
Secondo Alessandro Folli, presidente del consorzio di bonifica Villoresi, «i lavori di messa in sicurezza della diga del Panperduto procedono e sono già cominciati quelli per la costruzione di un ostello turistico: a breve partirà poi il bando per realizzare l'imbarcazione turistica da 50 posti».
Il problema ora è la ristrutturazione della Diga del Porto della Torre a Varallo Pombia, l’ultima barriera verso la Lombardia, il cui restauro inizialmente prevedeva una spesa di 7 milioni di euro che la Regione Piemonte aveva già stanziato e individuato ma che nel frattempo sono aumentati: quasi 4 milioni di euro in più rispetto allo stanziamento iniziale.
Ostacoli da superare
Il percorso verso Milano incontra altri ostacoli nel cosiddetto Canale Industriale. Le conche di Vizzola Ticino e le centrali elettriche di Tornavento e Turbigo necessitano infatti di un restauro valutato in 9 milioni di euro. Ovviamente da stanziare.
Problemi che l'assessore ai lavori pubblici della Regione Lombardia Raffaele Cattaneo ritiene possano essere risolti in un paio di anni, costruendo altre due conche ex novo e magari investendo qualche milione di euro in più.
I canali milanesi – Naviglio Grande e Naviglio pavese – per contro sono perfettamente navigabili, e da alcuni anni accolgono già a bordo di piccoli battelli migliaia di turisti soprattutto nel periodo estivo e natalizio.
Proprio in questi giorni di festa, sono molti i cittadini milanesi e i turisti che scoprono la bellezza di Milano osservando dall'acqua la città illuminata per Natale.
Da Milano a Venezia
«Una volta arrivati alla Darsena di Milano, quindi, per scendere verso il Po e imboccare la strada per Venezia bisognerebbe risistemare 12 piccole conche: 6 conche sul Naviglio Pavese che conducono alla Darsena di Pavia, più altre 6 per superare il salto d'acqua fino al Po.
L'operazione si potrebbe autofinanziare con lo sfruttamento del flusso d'acqua, come già avvenuto per la conca Fallata a Milano, producendo energia elettrica», spiega a swissinfo.ch l'architetto Empio Malara mostrando le cartine nel suo studio del capoluogo lombardo.
«Per rendere navigabile il tratto da Pavia a Piacenza bisogna poi sistemare l'alveo del fiume, e aspettare i lavori di costruzione di Isola Serafina». Qui l'architetto Malara, presidente dell'Associazione Amici dei Navigli e vero padre del progetto a cui tiene tantissimo, si dimostra un po' più pessimista: «Magari per il 2015 sarà difficile completare tutta la via. A me basterebbe anche solo arrivare fino a Milano per quella data».
Il punto chiave è proprio quello tra Pavia e Piacenza perché poi, sfruttando la corrente libera del Po, arrivare al delta, virare verso Chioggia e entrare nella Laguna di Venezia sarà un gioco da ragazzi.
(Di Michele Novaga, swissinfo.ch)
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