18 ago 2010
Stresa: Cordoglio per la scomparsa del ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga
L’ex presidente della Repubblica ha sempre coltivato il profondo legame con i religiosi di Stresa. Un uomo di grande spiritualità, con una cultura profonda ma dotato di un efficacissimo umorismo all’inglese»: così padre Umberto Muratore, direttore del Centro Internazionale di Studi Rominiani ricorda con commozione l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, morto ieri a Roma. Un legame fortissimo aveva unito fin dalla gioventù il senatore a vita con i Rosminiani, tanto che nel novembre 1985, pochi mesi dopo la nomina
a presidente della Repubblica, una delle prime visite ufficiali - la prima in Piemonte - fu proprio a Stresa in occasione delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Alessandro Manzoni. Cossiga, durante quella visita al Colle, volle rendere omaggio anche alla tomba di Antonio Rosmini.
Continua Muratore: «La vicinanza con Rosmini e i Rosminiani risaliva alla gioventù di Cossiga, quando studente universitario si rivolse al giurista e filosofo cristiano Giuseppe Capograssi per avere indicazioni su come muoversi a Roma, e mentre per gli studi gli fu indicato di seguire le indicazioni dei professori d’università, per lo spirito Capograssi lo invitò ad andare dai “simpatici” padri Rosminiani». Da lì cominciò a formarsi quel vincolo, che poi portò alla chiamata a Roma del rosminiano don Remo Bessero Belti, di Migiandone, quale padre spirituale di Cossiga durante il settennato.
«Il presidente continuò a frequentare la chiesa di San Carlo al Corso, retta dai Padri Rosminiani anche durante il suo mandato: ricordo che il giorno dopo la sua nomina arrivò con la scorta, tanto che una signora, abituata ad incontrarlo, chiese preoccupata cosa avesse fatto di male per essere accompagnato da polizia e carabinieri». Padre Muratore ricorda nel periodo romano parecchi incontri con Cossiga prima degli anni al Colle: «Talvolta veniva a mangiare o anche solo per un caffè e ricordo che durante le nostre conversazioni era sempre lui a parlare, amava molto discutere e usare l’arguzia».
Cossiga tornò poi di nuovo a Stresa nel 2001 per prendere parte ai Simposi Rosminiani, dove fu uno dei relatori e presentò il Grande Dizionario Antologico del Pensiero di Antonio Rosmini e prese parte anche ad un concerto delle Settimane Musicali nel Salone degli Arazzi all’Isola Bella. Nell’occasione visitò anche il Sacro Monte Calvario a Domodossola, un altro dei luoghi più cari a Rosmini.
Il senatore a vita fu poi presidente del Comitato laico che si occupò del processo di beatificazione dell’abate di Rovereto. «Mi affascinava la vita di Rosmini – aveva detto Cossiga durante il suo intervento ai Simposi – che pur nei suoi “fallimenti” diplomatici ed ecclesiastici, costituiva uno dei segni della tragedia del divorzio tra cattolicesimo liberale e causa nazionale da una parte e società cattolica popolare e Chiesa in Italia dall’altra».
L’ultimo atto della vicinanza spirituale con i Rosminiani pochi giorni fa con la richiesta da parte dei familiari al provinciale rosminiano padre Claudio Massimiliano Papa di impartire l’estrema unzione all’ex presidente.
(Di Luca Gemelli su La Stampa: Foto La Stampa)
a presidente della Repubblica, una delle prime visite ufficiali - la prima in Piemonte - fu proprio a Stresa in occasione delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Alessandro Manzoni. Cossiga, durante quella visita al Colle, volle rendere omaggio anche alla tomba di Antonio Rosmini.
Continua Muratore: «La vicinanza con Rosmini e i Rosminiani risaliva alla gioventù di Cossiga, quando studente universitario si rivolse al giurista e filosofo cristiano Giuseppe Capograssi per avere indicazioni su come muoversi a Roma, e mentre per gli studi gli fu indicato di seguire le indicazioni dei professori d’università, per lo spirito Capograssi lo invitò ad andare dai “simpatici” padri Rosminiani». Da lì cominciò a formarsi quel vincolo, che poi portò alla chiamata a Roma del rosminiano don Remo Bessero Belti, di Migiandone, quale padre spirituale di Cossiga durante il settennato.
«Il presidente continuò a frequentare la chiesa di San Carlo al Corso, retta dai Padri Rosminiani anche durante il suo mandato: ricordo che il giorno dopo la sua nomina arrivò con la scorta, tanto che una signora, abituata ad incontrarlo, chiese preoccupata cosa avesse fatto di male per essere accompagnato da polizia e carabinieri». Padre Muratore ricorda nel periodo romano parecchi incontri con Cossiga prima degli anni al Colle: «Talvolta veniva a mangiare o anche solo per un caffè e ricordo che durante le nostre conversazioni era sempre lui a parlare, amava molto discutere e usare l’arguzia».
Cossiga tornò poi di nuovo a Stresa nel 2001 per prendere parte ai Simposi Rosminiani, dove fu uno dei relatori e presentò il Grande Dizionario Antologico del Pensiero di Antonio Rosmini e prese parte anche ad un concerto delle Settimane Musicali nel Salone degli Arazzi all’Isola Bella. Nell’occasione visitò anche il Sacro Monte Calvario a Domodossola, un altro dei luoghi più cari a Rosmini.
Il senatore a vita fu poi presidente del Comitato laico che si occupò del processo di beatificazione dell’abate di Rovereto. «Mi affascinava la vita di Rosmini – aveva detto Cossiga durante il suo intervento ai Simposi – che pur nei suoi “fallimenti” diplomatici ed ecclesiastici, costituiva uno dei segni della tragedia del divorzio tra cattolicesimo liberale e causa nazionale da una parte e società cattolica popolare e Chiesa in Italia dall’altra».
L’ultimo atto della vicinanza spirituale con i Rosminiani pochi giorni fa con la richiesta da parte dei familiari al provinciale rosminiano padre Claudio Massimiliano Papa di impartire l’estrema unzione all’ex presidente.
(Di Luca Gemelli su La Stampa: Foto La Stampa)
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