22 feb 2012
Stresa: Le osservazioni del gruppo Insieme! alla variante urbanistica per difendere Stresa
Sono 25 le osservazioni formulate dal gruppo di opposizione sul documento programmatico per la variante al Prgc e inviate anche a Regione, Provincia, Soprintendenza e Arpa. Vecchi: «Abbiamo evidenziato previsioni, contraddizioni, sperequazioni e mancanze che minacciano di rovinare per sempre la perla del Lago Maggiore».
«Il sistema delle monetizzazioni accoppiato a quello del permesso di costruire rivela l’assenza di un disegno di città pubblica futura e lascia ai privati attuatori il monopolio della progettazione». È la
Le 57 pagine di osservazioni toccano tutti i punti della variante, nel merito e nel metodo usato: dalla mancanza di qualsiasi seria analisi a sostegno della scelta di espansione turistico ricettiva, alla sostenibilità paesaggistico-ambientale, fortemente minata; dalle soluzioni di viabilità e parcheggi, prive anche queste di studi e di analisi, agli strumenti attuativi che vengono, semplicemente, cancellati; dalle monetizzazioni, incentivate in ogni modo, alla progettazione degli spazi pubblici e agli standard pubblici che sono pressoché dimenticati; per focalizzarsi, da ultimo, sugli interventi singoli.
«In generale, la variante non risponde a uno degli indirizzi votati nel 2009 dal consiglio, il riconoscimento e la valorizzazione dei beni paesaggistico-ambientali –spiega il consigliere Piero Vallenzasca– come dimostrano le ipotesi di saldatura e prolungamento in direzione nord della cortina alberghiera lungo la costa di Stresa; l’introduzione di stili architettonici estranei al contesto storico e di scale edilizie diverse rispetto a quelle presenti in alcuni ambiti degli insediamenti previsti e la frantumazione dell’integrità e unitarietà dei parchi storici».
Una carenza, questa, cui si sommano due mancanze gravi: un’indagine sul mercato dell’offerta e della domanda turistica che giustifichi l’espansione ricettiva di 160mila metri cubi prevista dal documento e un monitoraggio dei flussi di traffico e delle occupazioni di spazi di sosta per costruire un modello di traffico interno e di parcheggio adeguato alle esigenze di Stresa.
Ma il punto più critico della variante è il cambio della strumentazione normativa, ossia la sostituzione di piani esecutivi convenzionati per l’attuazione delle previsioni alberghiere lungo la fascia lago, con il “permesso a costruire” convenzionato.
Una novità che disattende la normativa regionale, che prescrive il ricorso a strumenti urbanistici esecutivi per interventi di ristrutturazione urbanistica e di nuovo impianto, come per le aree degli alberghi sulla fascia costiera. «Il permesso a costruire, con il sistema delle libere monetizzazioni –osserva Vallenzasca– apre le porte a un pericoloso processo attuativo: se la variante sarà approvata, potrà prestarsi a un’intensa e incontrollata attività negoziale tra l’amministrazione comunale e i soggetti attuatori».
La sostituzione dello strumento urbanistico esecutivo alimenta inoltre un altro rischio: il ricorso tout court alla monetizzazione delle aree a standard. «La monetizzazione delle aree deve essere un’eccezione, non divenire la regola –afferma Vallenzasca–. Questa non deve servire a ridurre gli spazi pubblici previsti dalla normativa urbanistica e generare solo incassi; sono invece semmai le risorse acquisite attraverso questo istituto a dover garantire la realizzazione di quegli spazi pubblici».
Il risultato nel comparto alberghiero è l’assegnazione di quantità edilizie, magari anche diverse tra loro, ma quasi mai dipendenti dalle singole superficie territoriali di cui ciascun lotto dispone: in altre parole chi più monetizza più costruisce (come dimostrano i casi di Villa Elisa e Villa Castelli il cui indice di utilizzo passerebbe rispettivamente da 0,75 a 1.125 e da 0,60 a 0,80, per volumetrie complessive che passerebbero da 28mila 050 previsti dal Prgc vigente a 46mila 404 metri cubi e dagli attuali 6mila a 32mila metri cubi). «Da notare che se in alcuni singoli lotti le quantità edilizie assegnate dovessero essere tutte realizzate, non vi saranno gli spazi fisici per la cessione delle aree standard» –aggiunge Vallenzasca–.
Tra gli altri punti deboli della variante, infatti, figura l’impossibilità di reperire, in ambito urbano, gli 84mila metri quadrati, che secondo le previsioni, dovranno essere vincolati a standard e legati ai nuovi interventi: queste quantità potrebbero essere reperite soltanto nel comparto alberghiero nuovo, di ampliamento e ristrutturazione, fra le aree di Villa Ostini e Villa Castelli. «Ma questo comparto, su cui si prevede un forte carico urbanistico –conclude Vallenzasca–, soppressi i piani esecutivi convenzionati, sarà privato di uno strumento attuativo valido; sarà liberalizzato dai vincoli e lasciato senza un benché minimo disegno di soluzioni pubbliche da realizzare al suo interno. In questo modo l’amministrazione comunale ha, nella sostanza, ceduto il suo ruolo primario di programmazione e pianificazione della città pubblica».
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