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17 dic 2012

Stresa: Lo scontro politico tra consiglieri passa in tribunale

Si è spostata dai banchi del Consiglio comunale alle aule giudiziarie lo scontro tra il sindaco Canio Di Milia e la minoranza del gruppo «Insieme», guidato da Giovan Battista Vecchi. Qualche settimana fa era stato il primo cittadino a presentare una denuncia per diffamazione ed eventuale calunnia nei confronti della minoranza, che in un’osservazione alla variante al piano regolatore aveva avanzato l’ipotesi dell’abuso d’ufficio a carico del sindaco. L’altro giorno, invece, è stata l’opposizione nelle persone dei

consiglieri Giovan Battista Vecchi e Piero Vallenzasca a presentare un esposto alla procura perché verifichi se il sindaco Di Milia abbia «commesso reati che attengono la violazione della fede pubblica».

La vicenda è relativa alla pubblicazione all’albo pretorio del Pai, il Piano dell’assetto idrogeologico.

Secondo i due consiglieri di minoranza «il sindaco avrebbe attestato il falso in relazione alla procedura di pubblicazione e deposito, a disposizione del pubblico, degli atti della variante». E aggiungono: «Si pone ora la necessità di un riesame di tutta la procedura svolta nel corso della variante».

«Nessun falso - risponde il sindaco Canio Di Milia -, semplicemente mentre la notizia della pubblicazione è stata regolarmente esposta nella sezione dell’albo pretorio sul sito comunale, la documentazione, un file di grandi dimensioni, è stata messa online nel sito generale del Comune». «Riprova del fatto che nulla è stato nascosto è che non solo gli stessi consiglieri Vecchi e Vallenzasca hanno presentato osservazioni, ma lo hanno fatto anche normali cittadini» aggiunge il primo cittadino di Stresa.

«Non escludo che il continuo ricorso a cavilli burocratici di varia natura sia semplicemente un modo come un altro per impedire la conclusione dell’iter della variante al piano regolatore a cui il Pai è propedeutico - conclude Di Milia -, a questo punto valuterò, visto che si mette in dubbio nuovamente la mia onestà, se anche in questo caso ricorrano gli estremi della calunnia».
(Di Luca Gemelli su La Stampa)

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