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22 ago 2012

Settimane musicali di Stresa: La presentazione del maestro Noseda

Si alza nuovamente il sipario sulle Settimane Musicali del Lago Maggiore: il concerto inaugurale, sabato, vedrà sul palco del Palazzo dei congressi di Stresa la Budapest Festival Orchestra con Barnabas Kelemen come violino solista e la bacchetta di Ivan Fischer. Il festival è da oltre 10 anni nelle mani di Gianandrea Noseda, che affianca la direzione artistica alla sua ormai consolidata posizione di direttore d’orchestra. Noseda, che è anche

direttore musicale del Teatro Regio di Torino, nei mesi scorsi, dopo il successo al Metropolitan di New York, ha ottenuto consensi alla Scala con la Luisa Miller per tornare poi a dirigere la Bbc Philharmonic di Londra.

Cosa caratterizzerà la 51ª edizione del Festival?

«Il gusto della scoperta, spero che il pubblico si presenti con animo aperto allo stupore. In un momento non facile, di disillusione e di negatività, un festival può rimettere in moto l’entusiasmo. Lo slancio per superare la difficile congiuntura di oggi può arrivare proprio dall’ascolto di compositori che hanno vissuto periodi difficili e hanno scritto musica a cui hanno affidato il loro messaggio».

Lo Stresa Festival, sotto la sua direzione, è molto cresciuto e si è creato un legame forte tra lei e il pubblico. Quest’anno, però, sarà presente come direttore solo in un’occasione.

«Sono in tournée con l’European Union Youth Orchestra, che ho già diretto in passato e con cui tornerò al Palazzo dei congressi di Stresa lunedì 27. Lascio però il pubblico in buone mani, grazie alla presenza di direttori molto validi come Daniele Gatti, Paavo Jarvi, che torna a Stresa, e Ivàn Fischer, a cui è affidato il concerto inaugurale, da non perdere, visto che si tratta di un compositore che esibisce poco in Italia. Accanto a loro, due giovani direttori come Francesco Pasqualetti e Daniele Rustioni, cresciuto proprio nell’Accademia musicale di Stresa: è stato mio allievo nel 2006. Andiamo avanti sulla strada intrapresa da qualche anno: le giovani promesse si affiancano agli artisti già affermati».

Un segno concreto di attenzione alle nuove generazioni?

«Sì, da non interpretare come un’operazione di facciata: è un discorso serio, su cui lo Stresa Festival ha deciso da tempo di investire, sempre nell’ottica della ricerca della qualità. Nel cartellone della 51ª edizione potremo ascoltare in prima assoluta la favola in musica Tagete e la terra dell’arcobaleno , un’opera lirica che il festival ha commissionato ad Andrea Portera, vincitore nel 2009 del concorso di composizione».

In cartellone avete tre delle più importanti orchestre giovanili internazionali.

«Questo è il momento in cui dobbiamo investire nei giovani, anziché tarpare loro le ali. Arriveranno da loro le risposte che ci faranno uscire dal momento difficile che stiamo vivendo. Non sono solo io a crederlo. Gatti lancia lo stesso messaggio dirigendo la Gustav Mahler Jugendorchester. Poi ci sarà l’Orchestra Giovanile Italiana, protagonista della serata dedicata all’opera lirica, con lo Stresa Festival Ensemble. E’ un messaggio di fiducia che arriva da più voci».

Un ottimismo che si coglie anche nel titolo del festival, «Guardando avanti». Cosa vede nel futuro delle Settimane ?

«Non sono pessimista perché è con le nuove idee che si soppiantano quelle vecchie, che hanno portato al fallimento attuale, ad un mondo in cui la finanza è più importante delle cose reali. La musica, invece, ci consente di riappropriarci della realtà. Dopo un’edizione come quella del cinquantenario, in cui si è tracciato anche un consuntivo di quanto realizzato, era doveroso guardare avanti. Contrariamente a quello che si è portati a pensare, un festival non svolge solo una missione artistica ma anche educativa e sociale. Quanto viene presentato risponde a una scelta, ha un peso e lascia un segno. Per questo sento la responsabilità di ciò che faccio nella mia attività di direttore d’orchestra, all’estero, ma ancora di più qui in Italia». ( Di Chiara Fabrizi su La Stampa)

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