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10 apr 2010

56mila avvocati non raggiungono il reddito minimo per l'iscrizione

56mila avvocati, sui circa 208mila iscritti all'Ordine non raggiungono il reddito minimo di 10mila euro (15mila di fatturato) annui necessario per iscriversi alla Cassa nazionale di previdenza forense. Il dato è stato reso noto dal presidente della Cassa, Marco Umbertini, in vista della conferenza nazionale di Baveno - Stresa (15-18 aprile) nel corso della quale si discuterà delle trasformazioni in atto e delle prospettive della professione. Secondo i dati forniti da Umbertini, gli avvocati con reddito inferiore ai 10mila euro sono in
larga parte i giovani e le donne, la fascia "bassa" di una categoria che viaggia a due velocità. A parte il 25% di "nuovi" professionisti che dichiara redditi inferiori ai 15.000 euro lordi l'anno, ci sono gli "anziani" - perlopiù in età compresa fra i 60 e i 70 anni - che dichiarano in media 116.000 euro l'anno e i professionisti trentenni che dichiarano 21.000 euro (ancor meno le donne, 17.300 euro). Nel complesso, il 60% degli avvocati concorre solo al 40% del monte-reddito della Cassa; per questo, ha detto Umbertini, "è arrivato il momento di affrontare i problemi della categoria: ci sono dei proletari della professione che non avendo altri sbocchi si iscrivono all'Ordine".

Nel 2009 gli avvocati italiani hanno dichiarato in media al fisco redditi per 50.351 euro, ma Umbertini segnala che il reddito medio della categoria è rimasto invariato negli ultimi 10 anni: era 50.653 euro nel 1999 ed è passato a 50.826 nel 2008, con un aumento dello 0,3% mentre il Pil è cresciuto del 7,9%.

"Il numero degli avvocati - ha spiegato il presidente della Cassa nazionale forense - è aumentato in maniera esponenziale. Siamo raddoppiati negli ultimi 10 anni e nessuna professione può sostenere un raddoppio del genere anche in relazione al fatto che ci si rivolge allo stesso mercato".

Negli ultimi anni, secondo l'ente previdenziale della categoria, sono aumentati anche i così detti "avvocati salariati" che hanno fatto diminuire la forbice tra i redditi dichiarati e i ricavi; un fenomeno, questo, sottolinea Umbertini, che non c'era 10 anni fa e che è indice di crisi. "Ci aspettiamo - ha detto Marco Umbertini - l'approvazione della riforma professionale all'esame del Parlamento. Certo non risolverà tutti i problemi ma qualcuno sì. In termini previdenziali, comunque, per vedere gli effetti di questa riforma ci vorranno fra 20 o 30 anni".

(Repubblica.it)

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