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2 lug 2009

On Air: Le vostre lettere inviate a Stresa 2.0


Palazzo d'autunno di Piervalle

Da quando , per la prima volta, il termine” palazzo” è stato usato, esso è diventato sinonimo di un potere lontano, chiuso, inaccessibile. Questo fortunato termine, ad oltre 30 anni dal suo conio, resiste e forse pochi sono mai stati così felicemente evocativi da diventare popolari ed essere utilizzati, sia nelle discussioni colte che nel linguaggio più comune. Se poi il termine lo si abbina a quello delle stagioni, esso evoca anche rivolte verso quel potere chiuso dietro le sue, ma non eterne, mura. Oggi il palazzo d’inverno e quello, più modesto, d’estate sono la meta dei viaggi del turismo oltre quella che fu la cortina di ferro che se pur più non c’è , l’attraversarla ci offre, ancora, un momento di forte emozione. Lasciata questa digressione, torniamo però sulla sponda del lago dove, molto, molto più modestamente troviamo anche qui un palazzo di stagione; sia perché, a parte alcune incredibili eccezioni, i suoi inquilini vi albergano, fortunatamente, solo per alcuni limitati anni; sia perché, da un po’ di tempo, a noi sembra che sulla sua soglia una targa con il nome di una stagione ci stia bene, ma quello della stagione più triste, l’autunno. Non lo faremo oggetto, quindi , di promozione turistica, di visite guidate o libere, perché non attirerebbe fiumi di visitatori, ma oggetto di interesse forse si, specie per i locali, i non turisti insomma. Più che il palazzo , per vero, un qualche interesse o preoccupazione, la dobbiamo tenere per i suoi abituali frequentatori, in primis per il padrone di casa, che più che impegnato a cambiare aria agli ambienti, toglier polvere ai documenti, aprire le finestre perché entri luce , ricevere gli ospiti per rassicurarli sulle vicende note , insomma più che impegnato al Suo p.c. per rispondere a quelle benedette dieci domande o a curare le piante sul terrazzo che soffrono la sete , e a tutti gli altri impegni di un buon padrone di casa, temiamo che , da un po’ di tempo, le Sue preoccupazioni e quelle di alcuni dei più assidui ospiti , siano altre . Certo qui dobbiamo lavorare un po’ con la fantasia , ma chiudere le carte negli armadi, ordinar di segretarle, differirne l’accesso, emetter direttive interne di tal non senso, legar pacchi di faldoni, cambiar chiavi ai cassetti e cose insomma di questo genere, ecco ci sembra l’impegno diventato più pressante e ogni tanto, con uno sguardo, preoccupato, gettato oltre le finestre, quasi a immaginar di vedere la sagoma dell’incrociatore Aurora risalire il lago, a lento moto, e buttare le ancore davanti al porto che non c’è.

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